Kinzo _ kanto

In questi giorni di sessione esami, a dir poco disastrosa, il lorenz si è pericolosamente avvicinato all’ambito status di studente fuoricorso. Nonostante tutto, parlando col socio Still e il collega Cavallini, si è vista un po’di luce in fondo ai rispettivi tunnel. Mettiamocela tutta Dio Bestiame. Se non credi in te stesso, non puoi credere in nulla! Ed è per questo che adesso vi sorbirete un bell’esempio di sogno realizzato: il Kinzo alle olimpiadi! (come Fantozzi ai tempi). Che dedico un po’a tutti quelli in crisi come me, con il commercialissimo slogan: “impossibile is nothing”.

Pekino 2008 – Gara di pattinaggio di figura. Tanto per fare curriculum.

La musica classica sfuma ed il calore del pubblico esplode, stringendo i cuori inesperti di noi atleti, poco più che ragazzini. Molti di noi hanno raggiunto la pubertà solo al tie break, esili scheletri nervosi su gambe da cerbiatta. Io invece, ho solo le guanciotte arrotondate per eccesso, ma il mio allenatore Adriano Pappalardo crede profondamente nella mia postura artistica e bilanciata, simbolo vivente di coordinazione, sincronismo  e stitichezza. Con i capelli pettinati, mi sento di ottimo umore.  Io posso farcela, io mi amo, io ho i sogni nello stesso cassetto, dove loro tengono i calzini. La pista è un mare immobile simile all’inferno: se il ghiaccio sciolto liberasse un dinosauro, vorrei insegnargli a stare in equilibrio su un pallone.  In un angolo Ennio Doris traccia cerchi e schemi per la sua squadra di Family Banker Mediolanum…  ma li ignoro serafico, io si è no temo il demonio! No fear. Focalizza. Non mi spaventano. Comincio una seduta di training autogeno, quand’ecco che arrivano gli atleti dell’URSS, ancora comunisti: ad uno gli hanno fatto addirittura l’imprinting con un lavoratore coccocò… e va in giro a dire che si vuole sposare il figlio di Berlusconi, così si sistema. Troppo cameratismo per i miei gusti, non ho voglia di competere prima del tempo… cerco distrazione. Viene buona la gara femminile, che si svolge in contemporanea: atlete poco più che bambine, algide ma acerbe… per avere ciò di cui avrei bisogno ora, bisognerebbe delinquere, quindi lascio stare. Si ritorna alla competitività macha del bordo pista. Un atleta ceco mi guarda, dall’alto in basso… da destra a sinistra… da F8 a C6 e affondato…:-“Si sono ceco e pure strabico, ma tanto coi soldi del premio, farò l’operazione per diventare italiano, perché nel vostro paese c’è il lavoro”- afferma… al che mi vedo costretto a rispondere: -“Si per carità, figata! Ma vieni col pieno, fidati, perché potresti trovare la coda di paglia ai distributori dei butei presi bene col coast to coast”-. Al che, un atleta cinese si avvicina e mi fa: -“Cazzo valanga! Veniam tutti in Italia…” – era così basso che la testa gli puzzava di piedi… Risposi con fiducia: -“Ape all’Attimo domani, vecchio spritz, Frinzi 4ever”-. Contenti loro contenti tutti. Il cinese insiste: -“Che bello vivere in un paese democratico, noi abbiamo ancora le leggi di Hammurabi, passate al parlamento colla fiducia”- in quel preciso momento mi scappa da cagare e mi congedo.

Era tutta aria, per cui passo alla preparazione tecnica. I miei pattini, causa calzata numero 46, hanno due ex-ghigliottine al posto delle lame, e sono stati progettati dalla Nasa: potrebbero tagliare in due un meteorite e resistere ad un balletto di Maria De Filippi. Poi certamente comincerebbero a bere e drogarsi, quindi non ho mai provato, e credo che non lo farò. Ormai è giunto il mio turno. Nel palazzetto dello sport, fa freddo come all’Ariston, e speriamo che non parta la centrifuga. Per l’accompagnamento ho scelto un pezzo di Casadei, che fa pressappoco così: -“che bello essere giovani, però anche anziani alla fine se c’è la salute, che svolta il pannolone, dai balliamoci su che il mondo è bello”-. La fisarmonica col delay dell’intro mi avvisa che è il momento. Adriano mi da una amorevole pacca sulla spalla. Stacco parte dei sensi e sono in gara: controlla i tuoi ritmi biologici! Siamo scimmie con l’anima, welcome to the jungle, hook body, go go VAI!

PUNCH, KICK, CRAWL. Eseguo il mio “triple espresso-morte divina” sulla giuria. Zampilli di sangue e brandelli di carne. Almeno la metà morirà sul posto. Il resto nel trasporto in ospedale. Giustizia ingiusta, veglia sulle loro anime e su quelle delle loro vittime. Ho svolto la mia missione col amore! – “ROCK ‘n’ ROLL!!! E FREE TIBET”.

L’estate X dell’anno Y, decisi di trovarmi un lavoro. Trovai posto come spaccatore di protoni alle dipendenze del premio nobel Carlo Rubbia. Come lavoro era sano. Entrati nel capannone noi manovali ce li trovavamo già lì sul bancale, i protoni. Tutta roba bella, già lavata, sul chilo… Noi li buttavamo in terra senza cognizione, i protoni si spaventavano e diventavano mesoni, fotoni, tariconi, cogli… ehm…, orecchie di toro e altre vergogne della fisica nucleare… Poi ci pensava Rubbia a farli scontrare e a spaccarli a metà. Si a metà… Rubbia non riesce a togliersi quel vizio. Ha cominciato 30 anni fa con un pezzo di porfido ed è arrivato al quark, per me alla fine trova Silvio…

In pausa pranzo un altro spaccatore di protoni, Vincenzo Van Sgorghi, mi chiede: – "ci stai a spostare l’asse terrestre?" — "…si!" – Risposi con l’aria ferma di chi cose del genere le fa ogni giorno. Così alla sera ci trovavamo al Cairo, in Egitto, già dentro la grande piramide. Il piano era semplice e diabolico………..

Volevamo sparare fuori dal condotto di areazione un motore di pullman con sopra un suino svenuto. Si sarebbe tirarato giù l’intera cintura di Orione. – "Lo sai chi è Orione?" – mi chiese il mio collega. -"Chi? Il terzino dell’Ascoli? E tu lo sai che cosa fa rima con Orione?" – mi finsi ignorante, mentre sapevo benissimo che Orione giocava in porta. -"Coglione, pensiamo al lavoro!"-…… Dopo il lancio, ci accorgemmo che i calcoli del suino erano sbagliati. La situazione si faceva drammatica e dissi: -"Vedi?! Vai a dare fiducia a chi non se la merita! Eppure quando grugniva nel fango aveva un aria così intelligente!"-  Aggiungendo –"Non si può neanche più tirare un porco tranquilli!"-

-"Con sto buco nell’azoto, la mucca sclerata, la siccità al sud e la lega al nord…"-mi fece eco il mio compare. All’improvviso un grugnito soffocato e un fragoroso schianto… Un rapido controllo sulla mappa stellare delle Giovani Marmocchie, le stesse che anni dopo diverranno le Vecchie Troie… e …e si tirò giù Callisto, satellite di Giove… finì nel Nilo e lo deviò verso Campobasso… La popolazione locale, adirata, per voler usare un eufemismo, prese a inseguirci su dromedari 1.9 Multijet. Ma erano senza la giacca coi catarifrangenti e persero 5 punti a testa dalla patente. Approfittandone ci rifugiammo tra le zampe della sfinge e le cedemmo la nostra riserva di alcolici in cambio del suo silenzio. Raggiungemmo furtivamente il furgoncino Wolksvagen del ‘64 rubato da un raduno di hippy pochi giorni prima. Scoprimmo con terrore che l’autista del pullman (il cui motore dotato di suino raggiungeva ormai il Voyager della Nasa) aveva ordito una vendetta tremenda contro di noi. Il furgoncino era in fiamme, gli hippy non ci avrebbero messo molto a scoprirci. Il furgoncino emanava infatti un potente odore di g*nja. Gli hippy ci erano ormai alle costole. Sembrava già di vederli con al collo i loro stemmi della mercedes… – "Non ci prenderanno, non senza combattere!" – disse flemmatico il mio collega Van Sgorghi. Nell’enfasi del momento Van Sgorghi mozzò il suo orecchio e lo regalò a Tyson.

Poi rubammo la slitta di Babbo Natale -"Ecco dove se ne va in vacanza, con i soldi del trenino che non mi ha mai portato!" – pensai. –"Sto @#^><§!"-

e via verso la Casa Delle Libertà, per procurarci un altro porco da sparare per aria!!!